Tratto dall’omonimo workshop sul Counseling effettuato a Dicembre 2017 presso Istituto Artemisia – Formazione in Counseling Relazionale
—-> Canale Youtube Alessandro Pardocchi Personal Trainer
Nel mio lavoro di personal trainer spesso mi capitano persone che sono affette da disturbi alimentari. Riesco a notarlo perché l’approccio che hanno con il cibo è veramente problematico. Negli ultimi anni ho avuto a che fare con Ortoressiche, Anoressiche, Bulimiche, finte anoressiche e a volte non so veramente cosa possono essere ma sicuramente hanno qualcosa che non va. Parlo al femminile perché sul lato maschile la problematica è tendenzialmente diversa. Sul lato maschile ho avuto modo di notare che si va sul fronte della voracità o obesità. Non so dire come mai, la patologia maschile, che ho notato più di frequente, è più orientata sul “binge heater” ovvero le persone che perdono il controllo sul fronte dell’alimentazione ma non sono ossessionati dal proprio fisico al contrario del bulimico e dell’anoressico.
Non essendo uno psicologo che può somministrare test e diagnosi, per me a volte è difficile capire quale possa essere il disturbo alimentare oppure la tendenza (che è un’altra cosa). Ma nel mio lavoro non è così fondamentale saperlo. Può essere utile per riuscire a contestualizzare il tipo di lavoro da fare e quindi ad andare nella direzione giusta. Ma, fortunatamente, la ginnastica ed il movimento in genere hanno degli effetti benefici a prescindere. Bisogna stare attenti ed avere una certa cautela sulle tipologie di allenamento e sui parametri base (carico, intensità, densità). Un lavoro di equipe con nutrizionisti e psicologi sarebbe meraviglioso, ma non sempre è possibile effettuarlo e gli invii a volte falliscono a causa di una scarsa cultura generale sul fronte degli interventi di sostegno psicologico o psicoterapico. Di solito possono reagire così : “Psicologo ? Ma io non sono mica matto o depresso ?“. In tal senso c’è molto da lavorare !
Non essendo un nutrizionista non posso consigliare regimi alimentari diete e quant’altro ed in effetti non lo faccio. MA….. e c’è un grosso MA, i progressi che si possono fare attraverso il solo movimento e la ginnastica possono essere abbastanza minimi. Nel mondo del fitness tradizionale si parla di: 80 % alimentazione – 20 % movimento. Ma come dice il mio collega Francesco Menconi : Io faccio solo ginnastica !
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E quindi ?
Noi operatori del benessere (Istruttori, Personal Trainer etc.. etc.), possibilmente con le nostre capacità, competenze e soprattutto una corretta etica, cerchiamo di accogliere la persona che chiede a noi un aiuto e seguirlo il più possibile verso il proprio benessere attraverso il movimento e la consapevolezza corporea. Tutto qua.
Ma torniamo sull’argomento del workshop e fissiamo alcuni concetti chiave che sono stati trattati:
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Il disturbo alimentare è un adattamento del soggetto. Una sorta di reazione inconscia ad una problematica da lui incontrata.
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La patologia alimentare coinvolge decisamente la parte della nostra mente legata alla sopravvivenza.
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Attaccamento, maternage, buon seno, cattivo seno (tutti concetti che in psicologia sono trattati con ampio riferimento dalla Melanie Klein) possono essere delle “probabili cause”.
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Per chi ha un disturbo alimentare la difficoltà maggiore è rimanere entro dei confini.
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Un conto è la salute un conto è l’aspetto (o forma) fisica. Questo è un concetto che io affronto sempre con decisione. La salute riguarda il corpo e tutte le sensazioni che ne derivano, l’aspetto e la forma riguardano la mente e tutte le proiezioni annesse e connesse.
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Un evento legato ad una separazione si riflette spesso sull’aspetto cibo/alimentazione come una perdita di contatto con il terreno, una sorta di destabilizzazione.
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L’Obesità è un riflesso dominato dalla rabbia, dolore o a livello simbolico di un soffocamento.
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Nella bulimia nervosa il senso di colpa è fortissimo, c’è una dispercezione della realtà ed il problema del controllo spesso è troppo poco sottovalutato.
Ok ma se esiste un problematica legato all’alimentazione come si deve comportare il personal trainer ?
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Accogliere, accogliere ed ancora accogliere…. la persona. Nessun giudizio, nessuna diagnosi niente di niente. Facciamo lavorare il corpo e non la mente. Iniziamo a far percepire la bellezza della consapevolezza al movimento e l’aspetto ludico (ove possibile).
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La respirazione enfatizza l’aspetto vita-morte e quindi colui che ha problemi legati all’alimentazione può percepirlo come un pericolo, come una destabilizzazione. Quindi lavorare con tecniche di respirazione (pranayama, bio-feedback etc..) può complicare la faccenda. Bisogna andare per gradi e se provoca angoscia dobbiamo dirottare su altre attività.
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L’accoglienza di una persona che ha un concetto fisico problematico è sulla base comunicativa. Ascolto attivo ed empatia. Bisogna rallentare per poter conoscere bene la persona e mettersi con i suoi occhi su cosa succede. Bisogna conoscere bene qual’è il “nemico” per tendergli la mano e (come dice un detto) la metà del lavoro è già fatto.
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Fammi capire come ti senti rispetto a come ti vedi ! Secondo me il nocciolo della questione sta tutto li. Consapevolezza e accettazione. Dopotutto noi siamo stati concepiti per muoversi nello spazio indipendentemente da come siamo fatti.
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Come tutte le “questioni complicate” bisogna sviluppare un progetto che duri nel tempo. Assistere una persona con problematiche alimentari può essere davvero impegnativo da parte di un personal trainer. Chiedere aiuto ad uno specialista può essere uno step fondamentale per dare un ottimo servizio alla persona stessa.
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Alessandro Pardocchi
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